venerdì 25 settembre 2009

Economia spicciola

"Dovrei passare tutta la vita a pensare alle cose che ho/Alle cose che vorrei/Al modo di raggiungerle/E poi a come difenderle?"

Fantasma, Linea 77

"L'economia, o scienza economica, studia il modo in cui gli individui si organizzano per sopravvivere e migliorare la qualità della propria vita. [...]
Un elenco di possibili obiettivi finali dell'attività economica:
a) soddisfacimento dei bisogni fisici fondamentali
b) felicità, intesa come soddisfazione, piacere, rispetto di sè e pace interiore. [...]"

Microeconomia, N. Goodwin, J. A. Nelson, F. Ackerman, T. Weisskopf, edizioni Zanichelli. Il mio libro di economia politica.

Secondo questo libro sì, gli individui migliorano la qualità della propria vita con soddisfacimento di bisogni fisici e mentali. Se poi vuoi passare una vita di merda, affari tuoi.

domenica 20 settembre 2009

si dice F**k You, si scrive Fuck You

Il caso: una canzone di Lily Allen si chiama Fuck You, fottiti. Togliendo tutti i possibili scandali derivanti dal titolo, la canzone è una bella canzone, una canzone pop con un piano che sembra giocattolo, un'allegra e se vogliamo dolce canzone pop che ti manda affanculo con simpatia. Niente a che vedere con quel rapper che sfondò le classifiche con una canzone omonima perchè gli avevano fatto le corna o, per rimanere in territorio italico, con "Vaffanculo" di Masini. E' una bella canzone quella di Lily Allen e lei giustamente l'ha scelta come singolo. Sono andato a cercarmi il testo e in pratica è un'invettiva contro lo stereotipo di persona cattiva, un razzista a favore della guerra con un seguito di picciotti appresso. Il vaffa ci sta bene, a mio avviso. Poi c'è modo e modo di dirlo; io un modo più carino di questo non l'ho ancora trovato. Comunque, dove sta il fattaccio? Ora ve lo racconto. La prima volta che ho sentito questa canzone è stata alla radio. Non censurata. (E tutti ora capiscono dove voglio andare a parare). La seconda è stata in tv, su Mtv. Censurata, con un trillo di campanellini. Provate a immaginare il fastidio provocato da un trillo ripetuto almeno 6 volte per ritornello senza considerare i cori. La censura è per non sentire parolacce in televisione, come quando censurano le puntate dei reality show quando i concorrenti litigano. Soltanto che nei reality show i concorrenti inveiscono in italiano, per cui ha un senso censurare parole che i minori (intendiamoci, i minori di 6, 7 anni, ma anche meno, perchè da quell'età in su le sanno già tutte e sono in grado di ripeterle). Censurare parole in inglese che i bambini italiani non capiscono è già diverso, si potrebbe fare un eccezione. Se la parola "fuck you" non è accompagnata dal dito medio, chi potrebbe capirne il significato non conoscendo la lingua? Oltretutto, quando è pronunciata e non scritta, la cosa è ancora più difficile, si potrebbe fare uno strappo alla regola. Penso che il video provenga da Mtv Uk, dove la censura è necessaria, ma qui no, almeno non per gli italiani fino all'età adolescenziale. Vabbè, non stiamo a impuntarci per un niente. E invece no. Magicamente, alla fine del video, arrivano i sottotitoli dove appare il nome dell'artista, Lily Allen, e il titolo della canzone, Fuck You! Ta-dah! La censura è magicamente sparita. Ora si che i ragazzi possono comprendere la parola occultata, ora si che possono scriverla, ora si che possono chiedere il significato mettendo i professori d'inglese in imbarazzo, ora si che possono farsi dire il significato da un qualsiasi ragazzo italiano con un minimo di nozioni di inglese (e anche se non ce l'avesse, le parolacce nelle lingue straniere si sanno sempre quando si fa qualche viaggio all'estero). Ora si che questi bambini possono mandare affanculo in inglese papà, mamma, nonni, zii, parenti, amichetti, persino i maestri. Ora si! Tutto questo per colpa di una televisione che ha voluto censurare la canzone ma non i sottotitoli di essa!

sabato 12 settembre 2009

Videocracy



Il titolo voleva essere "Videocracy è un bel film, magari m'aspettavo di meglio però alla fine ci sono altre cose interessanti che hanno compensato il fatto che non ci sono le cose interessanti che mi aspettavo. Se avessi scritto così però il post non lo leggeva nessuno.

Cominciando: l'inizio è molto buono, si vede il primo programma a luci rosse della tv privata, di cui però non sappiamo il nome, e da lì un'escalation esorbitante, da Colpo Grosso fino alle soubrette dei quiz pomeridiani per spiegare come la tv ci ha inculato. Poi spiegazione non prolissa del fatto che il Presidente ha in mano il paese perchè ha in mano le tv, potere mediatico, ecc ecc. Il documentario non è alla Michael Moore, dove vediamo il suddetto regista andare a giro a intervistare personaggi, ricostruire faccende sporche e tirare le fila del discorso. Il regista c'è, ma non si vede. Parla. Con una voce che ricorda Jocelyn per le origini svedesi. Convince poco. Non cattura l'attenzione necessaria. Ci si distrae con le immagini proiettate. Si perde il filo del discorso facilmente.

Alla fine poi si riesce a capire le connessioni, certo. E' un film "facile", nel senso che non ha trame e controtrame, flashbacks o misteri. La storia è questa, eppure rimane difficile seguirla dopo un pò. Sarà per la mancanza di sottotitoli (sembra una cosa stupida ma, almeno io, riesco a concentrarmi di più su un dialogo scritto rispetto a uno pronunciato a voce). La mente vaga e non ha metà nè percorso. Peccato.

Il Presidente è sempre protagonista, invisibile, non intervistato ma preso in vari momenti, varie situazioni. A comizi, cerimonie, parate, per far vedere che questo è il suo mondo. Un mondo fatto di paillettes, lustrini, belle donne e sorrisi smaglianti, come il suo.

Più interessanti sono i comprimari, chi campa del mezzo con cui il Presidente governa, e non sto parlando dei parlamentari. Lele Mora e Fabrizio Corona. Due personaggi, che anche a inventarli non sarebbero come sono veramente. Hanno una personalità unica, dei ruoli eccezionali che li rendono eccezionali. Chi campa sullo show business e chi lo fa dopo averci campato in maniera non propriamente legittima. Due prodotti dell'essere come apparire. Chi ti manda in tv perchè hai "un'esperienza di vita che trasmette qualcosa" (cosa avrà voluto dire?) e chi ti manda a cagare in tv, solo perchè recita una parte, non il Robin Hood dei poveri ma una faccia di culo.

Alla fine della storia del Presidente si parla in modo certo ma senza citare fatti o dati. Chi si aspettava un libro di Travaglio formato film è rimasto deluso. Di giornalistico c'è poco. I fatti parlano da sè, soprattutto quando la voce fuori campo spiega ma non viene ascoltata. Si rimane di stucco solo a certi particolari esageratamente scandalosi, come la suoneria di Mora o la faccenda Corona a Garlasco. Per il resto siamo già troppo assuefatti per essere scossi dai fatti di tutti i giorni. Non ci sono colpi di scena architettati, perchè dovrebbe, in teoria, essere tutta una sorta di colpo di scena. E' come quando una fiaba narrata da secoli a voce viene finalmente scritta su carta. E' un atto necessario ma comunque aggiunge poco o nulla alla versione che tutti (gli interessati e informati) sanno. D'altra parte non parla nemmeno di catastrofi imminenti o di azioni da poter fare nell'immediato per contrastare il potere videocratico (sto prendendo in esempio come secondo termine di paragone Zeitgeist). I fatti ci sono, il modo di raccontarli "sdubbia". Si poteva fare di meglio, con un cambiamento di struttura del film.

7 per l'argomento, 5 per come è stato raccontato. Aspettavo di meglio

mercoledì 9 settembre 2009

Allegria?

E' morto Mike Bongiorno, lo sappiamo tutti, volenti o nolenti. Coccodrilli a volontà, tutti gli volevano bene, anche chi l'ha licenziato senza nemmeno auguri o saluti (vedi intervista con Fazio). Elogi da tutte le parti da parte anche di persone che giustamente hanno un ricordo positivo di lui. Da morti tutti vorrebbero complimenti e auguri, per ricordare solo le cose buone della propria vita. I premi, le onorificenze, i programmi storici. Le lauree. Richieste. A forza.

Non si fa così. Le lauree honoris causa arrivano da sole, quando devono arrivare, se devono arrivare. Non si chiede, quasi con obbligo. Vedere per credere.



Tanto per far vedere che anche uomini dalle vite ritenute eccezionali hanno difetti di uomini normali. Non so se è un bene o un male, in questo momento non so esprimere un'opinione.