Pochi giorni fa ricorreva il "compleanno" (non so se si può parlare di compleanno quando la persona è morta, forse la commemorazione della nascita, non saprei) di Bonzo Bonham, batterista dei Led Zeppelin morto 30 anni fa. Ora, vabbene che i Led Zeppelin erano uno dei più grandi, per alcuni il più grande, gruppo rock esistito nello scorso secolo, che con i soli primi 5 album sono riusciti a costruire qualcosa di inimmaginabile, una carriera e una fama immortale, una ricchezza spropositata, un posto nei miti del rock. Ma che io debba lodare e ricordare il compleanno non avvenuto di un uomo che per propria scelta si è ubriacato fino a vomitare nel proprio vomito, no, non è possibile. Fin quando si deve avere come obiettivo l'essere o il diventare delle rockstar e considerare dei propri idoli persone comuni che si sono autodistrutte con la stessa velocità con cui si sono messi in piedi? Come si può celebrare dal punto di vista umano, non tecnico, un uomo così? Rimane comunque un eccellente batterista, un esempio per chi vuole apprendere lo stesso mestiere, ma se vi accorgeste di stare seguendo anche dal punto di vista umano un coglione, come la prendereste? Quando arriverà l'anniversario della nascita di Bon Scott, farò ugualmente questo discorso, sostituendo alla parola batteristi la parola cantanti e i sostantivi simili, aggiungendo anche la nota che è ugualmente idiota ingozzarsi di Jack Daniel's per voler ottenere una voce potente e marcata e poi morirne. Se la professionalità e la qualità del live è merito dell'alcool, tanto di cappello. Ma le conseguenze poi si vedono sulla lunga distanza e sulla breve vita.
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