lunedì 29 agosto 2011

Il Comprimario

Il comprimario racconta vite più interessanti della sua. Le vede, a volte vi partecipa, le invidia, e tutto quello che può fare è trascriverle o narrarle. L'unico modo per annullare questi morsi d'invidia è buttare giù fogli su fogli, magari introdursi prima del protagonista, cercare di rendersi interessanti. Ma ciò non toglie che non è la sua storia quella affascinante, no. Forse il comprimario cerca una terapia per annullare il senso d'inferiorità, stendendo la storia che lo renderà famoso un giorno. Di uno dei più famosi comprimari, che poi così non era, è stato detto: "Watson è quello che ci ha fatto conoscere Sherlock Holmes". Già Watson ha avuto un ruolo più ampio all'interno di quei romanzi, c'è addirittura chi, nelle introduzioni, ha voluto posizionarlo come vero protagonista. Balle. Il comprimario non ha genio, non ha una personalità ben definita. Solitamente è più pauroso, sta nelle retrovie nel momento in cui l'azione imperversa, un voyeur dell'avventura, un cronista presente nel momento dell'accaduto. Se entra nel vivo dell'azione il più delle volte ne esce sconfitto. Quando ha successo nell'aiutare il protagonista diventa aiutante. Quando ha successo nello sconfiggerlo, è antagonista. Stiamo parlando, vi ricordo, di un personaggio secondario. Utile ma non indispensabile, narratore, ma questo ruolo potrebbe ricoprirlo lui come chiunque altro conoscente dell'avventuriero. Il comprimario è una persona, punto. Non ha niente di speciale da dover mostrare, anzi, le sue qualità possono essere dìimpiccio nel descrivere l'eroe. Deve stare dietro, non ribellarsi alla sua condizione, far passare avanti chi è più dotato e meglio fornito. Chi è normale vada dietro. Nonostante i "normali" siano in numero maggiore degli "speciali". Quindi anche te Marx hai sbagliato tutto. Engels, vai più indietro, fai passare il maestro..

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