martedì 4 agosto 2009



Ieri ho visto "Gran Torino" al cinema all'aperto sotto casa mia (parentesi: del cinema normale si paga le comodità, del cinema all'aperto si paga l'atmosfera, e il rischio che piova da un momento all'altro). Gran bel film. Attuale anche in Italia, sebbene a primo acchito possa dar vita nella mente a un'americanata (la presenza di Clint Eastwood, il nome di un film come una coupè Ford). Nella famiglia di Walt ho rivisto molte storie, anche vicine a me, molti piccoli particolari che sono stati messi tutti insieme per far sì che il numero maggiore di famiglie vedesse sè stessa nel film. Il nipote che aspetta altro che la dipartita del vecchio per accaparrarsi i beni preziosi di una vita come il divano in pelle o addirittura (sacrilegio) la Gran Torino. E' nonno, parlaci te, no non ho voglia, tieni mamma, no, parlaci te che sei suo figlio. Tanta fatica per nulla, scambiarsi ciao-comestai-lavorotuttobene-cisentiamo-ciao. I regali su misura di anziano, tipo SalvaVita Beghelli. Accorgersi di avere un estraneo come padre/nonno. Cose così. La ricerca di un mea culpa da parte del pubblico, questo è uno degli scopi del film, a mio parere. Che magari può non esserci, non è detto. Sicuramente non è una cosa forzata, come si capisce dal tentativo di confessione da parte del prete. "Se ti ritrovi in una di queste situazioni, beh, sappi che non è una cosa bella, fai come vuoi". Se sei un nipote pessimo o un figlio pessimo, ora lo sai.

Per quanto riguarda il tanto discusso razzismo, beh, se tutti quelli razzisti fossero sotto sotto buoni come Walt non ci sarebbe da preoccuparsi. Anche perchè, ricordiamolo, Walt non è americano puro, è polacco, il suo barbiere è italiano, il quartiere è di etnie asiatiche diverse, di americano c'è solo la Gran Torino. Inoltre, lo dice proprio lui, "Dio Santo, ho più cose in comune con questi musi gialli che con quei depravati della mia famiglia". Secondo me non si può proprio chiamare razzismo. Gli epiteti a sfondo razzista servono solo a tenere un distacco con tutte le persone "esterne" alla sua proprietà, alla sua persona, alla sua vita, come pure il ghigno. Ripeto, se il razzismo fosse questo non ci sarebbe da preoccuparsi. Purtroppo, è tutta un'altra cosa.

Un bel film, tradizionale ma non per questo brutto. Un bel film di guerra, se mi passate la metafora.

Nessun commento:

Posta un commento