martedì 17 novembre 2009

Una persona comune che parla di persone non comuni

Non ti ricordi di Ken Saro-Wiwa, il poeta nigeriano, un eroe dei nostri tempi
A sangue freddo, Il teatro degli orrori

Sono un eroe, perché lotto tutte le ore, sono un eroe perché combatto per la pensione
Eroe (storia di Luigi delle Bicocche), Caparezza


Questi due sono esempi di persone che hanno compiuto un azione ritenuta straordinaria dai più, che hanno lottato o lottano tuttora per un'ideale, un credo, un pensiero, uno stile di vita meritevole, che vivono impiegando molte delle loro risorse nella causa che sono impegnati a promuovere, sia essa la dura fatica di un manovale, sia la lotta contro una multinazionale del petrolio per la salvaguardia dell'ambiente e di un popolo intossicato dall'olio nero (qui maggiori informazioni). C'è chi ci ha rimesso la propria vita, chi invece se la vive ogni giorno, sempre peggio, senza gratificazioni morali o materiali. Queste persone, seppure nella loro diversità, vengono etichettate come Eroi. Ma l'eroe, così definito da altri, ha coscienza del suo stato? Ha coscienza del fatto che sta facendo qualcosa fuori dal comune? Cosa fa sì che la sua azione sia diversa da altre azioni di altri uomini? La straordinarietà, forse, l'irripetibilità. Wikipedia dice il sacrificio della propria vita. Per fini valorosi. E chi li decide questi fini? Chi glielo fa fare di buttare via la preziosa esistenza per poi avere un beneficio di cui non godrà? La morte può essere intesa come un ultimo gradino (o il primo) di una scala di ipotetiche azioni che possono portare a una notorietà e a una memoria nelle generazioni future (forse questa è la santificazione o l'idolatria, cammino sul filo del rasoio). Quand'è che il suddetto potenziale eroe sceglie di diventare eroe? E' una scelta inconsapevole, presuppongo. "Che lavoro vuoi fare da grande?" "Il supereroe" si rispondeva un tempo da bambini, ma anche i supereroi avevano i loro poteri per mano del fato o del caso. Per il fatto che è una cosa decisa a posteriori, dire "è stato un eroe" per me è sbagliato. Non è un eroe Saro-Wiwa, non sono eroi coloro che muoiono in guerra durante le missioni umanitarie, non sono eroi coloro che riescono a sopravvivere a un lavoro infame e misero, i vigili del fuoco e gli operatori della croce rossa non sono eroi. Sono persone che si sono scelte il loro percorso di vita, con maggiore o minore scelta. Loro stessi, in virtù della modestia che caratterizza le persone eccezionali, non si sarebbero definite eroi, ma persone che hanno svolto la "missione" prefissata. Penso di offenderle chiamandole così. Un modello per tutti noi, andrebbe bene? In nome dell'egoismo umano, personalmente, dico di no. E anche in nome della libertà di scelta della propria esistenza. Non dico nemmeno di fare della propria vita un modello, ritornando al discorso di prima. Tutto viene deciso dal caso, dalle situazioni, da come va. Ma come vivere senza avere dei punti di riferimento a cui farsi? Ecco, bella domanda...

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