domenica 20 dicembre 2009

Chiudiamo (il) Facebook (di qualcuno)

Polemiche e polemiche, "a valanga" è il termine giusto per questa stagione siberiana, riguardo la possibile limitazione delle libertà di espressione poste da Facebook. Il bello, per gli spettatori, e il brutto, per gli attori al di fuori del mezzo di comunicazione, è la enorme libertà senza limiti di cinismo, buona creanza, comune senso del pudore. Proprio per questo che comici come Luttazzi si sentono a proprio agio nel web, senza fari puntati a sentenziare la volgarità e l'eccessivo eccesso della battuta. Per Grillo è lo stesso, la critica spudorata si è insediata dentro le menti dei seguaci dell'ex comico fino a diventare un canone da rispettare per ogni cosa (trascurando le debolezze umane; sembra quasi una replica delle severità del Medioevo e dei Savonarola esistiti nella storia). Se riscuotono successo vuol dire che queste cose fuori controllo piacciono, a tanti, e si vede. Finalmente il singolo ascolta quello che vorrebbe sentir dire, si esprime come vorrebbe, come farebbe anche nei discorsi comuni se non fosse che il luogo pubblico o privato da una maggiore esposizione rispetto ad internet, dove invece puoi essere chi vuoi, anche te stesso, ma nessuno ci penserà più di tanto.

Cosa succede su Facebook: essendo un luogo di incontro, si hanno dei dibattiti, delle discussioni o si esprimono semplicemente pareri. Sui fatti del giorno, su delle sciocchezze, magari anche dei luoghi comuni veramente tristi. Sui "gruppi" che il singolo condivide, facendo sua l'idea o il concetto che sta alla base del gruppo in sè. Sotto ai gruppi messi nella bacheca a ognuno è data la possibilità di dire la propria, commentare in sostanza. E nei commenti può emergere una riflessione seria, uno sforzo intellettivo oppure le parole che si direbbero nella vita quotidiana. Ecco, il più delle volte emergono queste ultime. Perchè? Perchè è un pò come essere al bar, senza però esserci veramente. Il pensiero è quello in entrambe le situazioni, però molte volte tra il pensiero e la parola ci sono ostacoli che non prevedi, le barriere del buon senso di cui parlavo prima. Io penso che su internet queste barriere scompaiono. Anche nel caso tu dica un'opinione sbagliata, non condivisa da nessuno, comunque, e sottolineo comunque, vali quanto gli altri che ti ordinano di smetterla. Nè più, nè meno. Quindi perchè peritarsi a dire la propria. Fallo e basta, tanto comunque dopo sarò sempre lo stesso tizio di prima e gli altri pure. Per cui, quando la gente pubblica sulla propria bacheca il gruppo "Fans di Tartaglia", lo fanno perchè pensano inconsciamente che l'aggressore di Berlusconi ha fatto bene a tirargli il Duomo in scala ridotta nel viso. Durante una discussione con sconosciuti o persone poco conosciute avrebbe condannato il gesto, ma nel privato, con gli amici che si sa che votano partiti di sinistra, si fregano le mani dalla contentezza. E anche i politici avranno fatto così. E' sempre stato così e sempre sarà. Fare il moralista in queste situazioni è molto, ma molto, rischioso. Si limita la libertà di pensiero, prima che la libertà di manifestazione del pensiero, libertà che si limita già da sola nelle discussioni pubbliche, cioè nelle occasioni in cui è necessario tenere un certo comportamento. Punto.

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